Gli Adorable, parliamoci chiaro, sono stati una cosa minore del rock indie inglese di inizio anni ’90. Non è che si sentisse davvero il bisogno di un loro ritorno.
Pete Fij, il cantante, l’ha pensata diversamente. Per fortuna, verrebbe da aggiungere: la sua prima canzone solista dopo oltre trent’anni di assenza non è affatto male. Apre la nuova puntata di #sniffinglucose, la numero 13, a cui seguono: un singolo fantasma della Glasgow che più amiamo, con i Life Without Buildings e il ritorno dei Notwist.
Con The Gits si riaprono ferite dolorose che è giusto portare addosso per non dimenticare. 7 Year Bitch e Babes In Toyland contribuiscono anche loro a fare in modo che la rabbia rimanga in primo piano.
Tra le tante schegge impazzite della Seattle dei primi anni Novanta, i Gits brillavano come una scintilla fuori asse, sospesi tra furia e grazia. La loro musica era un impasto vivo, ruvido e poetico, dove il punk sfiorava il blues e il soul, e di quel vortice la voce di Mia Zapata era il centro magnetico. Un richiamo primordiale capace di unire la potenza selvaggia di Janis Joplin alla tensione nervosa dei Fugazi. La sua timbrica scendeva nel ringhio e risaliva al sussurro, portando con sé echi di Bessie Smith e ombre di Iggy Pop. La sua vita si interruppe troppo presto, consegnandola al mito inquieto del “Club 27” nell’estate del 1993.
L’amico Nicholas David Altea, su Rumore, recensendo il nuovo Leatherette ha tirato in ballo i Surf Curse. Ci è sembrata una cosa saggia da fare: da parte nostra, contribuiamo al dibattito facendo ascoltare gli uni e gli altri. Inutile dire che il disco dei Leatherette è davvero eccellente. Non per niente sul podio della settimana da queste parti.
