
Uno dei miei primi ricordi di ascoltatrice musicale consapevole risale alla fine degli anni ’80. Nell’autunno del 1987 The Smiths stavano per arrivare in Italia per il loro primo vero tour dopo una deludente apparizione sanremese (il gruppo si esibì in playback) e la prima ed unica data romana di maggio 1985. Avevo acquistato il libro delle edizioni Arcana con tutti i testi, li avevo imparati a memoria (li so tuttora; ho imparato l’inglese in gran parte così) e non vedevo l’ora di saggiare la loro abilità dal vivo. Era prevista infatti un’esibizione al palasport di Padova; abitavo da quelle parti all’epoca, ma avrei trovato il modo –con mio fratello o qualche amica- di raggiungere la venue. Quel concerto, con mio enorme disappunto, non avrà mai luogo: il gruppo si scioglie ad un paio di mesi dall’evento.
Questo preambolo per raccontare di un film che ha a che fare con la band e che sono riuscita finalmente a recuperare dopo numerose ricerche: A taste of honey di Tony Richardson, del 1961, tratto dall’omonima opera teatrale di Shelagh Delaney. Qui l’intero film in lingua originale:
SPOILER: In breve, è la storia della diciassettenne Jo e di sua madre Helen, tra una casa in affitto decrepita e l’altra e tra un espediente e l’altro per sbarcare il lunario. Jo conosce un marinaio di colore e ne resta incinta; costui salpa dopo poco. La madre nel frattempo si accasa con un facoltoso amante e la lascia sola. Jo trova un nuovo alloggio che dividerà con un conoscente omosessuale, Geoffrey, che è disposto a fare da padre al nascituro. Helen infine lascia il marito e si trasferisce da Jo, rompendo l’equilibrio che si era venuto a creare tra i 2 giovani.
Ambientazione urbana (Manchester), paesaggi industriali, proletariato. Il film in sé è un capolavoro di “kitchen sink realism” e appartiene di diritto al Free cinema, il genere creato a metà anni ’50 dallo stesso Richardson con Lindsay Anderson, Karel Reisz e Lorenza Mazzetti (toscana trasferita a Londra che realizza là i suoi primi e quasi unici film). Il BFI nel 1999 colloca A taste of honey al 56° posto nella lista dei 100 migliori film britannici di sempre.
Morrissey ha attinto a piene mani –ed è stupefacente quanto- da questo film e in generale da questo immaginario cinematografico. This Night Has Opened My Eyes è la parafrasi di questa storia e contiene la frase di Geoffrey ‘The dream has gone but the baby is real’, nonché ‘I dreamt about you last night. Fell out of bed twice’ e ‘I’m not happy and I’m not sad’, pronunciate invece da Jo.
Altrettanto bello e raccomandato dallo stesso Morrissey, Saturday night and Sunday morning di Karel Reisz di un solo anno antecedente, con protagonisti gli strepitosi Albert Finney e Rachel Roberts. Un breve estratto qui:
Chiudo l’excursus con un altro film, stavolta documentario e contemporaneo, sempre dagli accenti fortemente british. Si tratta di My secret world – the story of Sarah records, proiettato in una rara occasione al bolognese Zoo.
http://storyofsarahrecords.com/index.html
Set dell’azione stavolta è la Bristol di fine anni ’80-inizio anni ‘90, ma non quella del contemporaneo movimento trip-hop, ma di una delle etichette più misconosciute e disprezzate d’oltremanica: Sarah Records (http://sarahrecords.org.uk/). Twee –trad. sentimentale, affettata, antiquata- l’aggettivo che la stampa specializzata attribuiva alla musica che usciva da quella fucina. Rivoluzionari a capo del progetto la coppia Clare Wadd e Matt Haynes. Animati da istanze femministe -basti pensare al nome stesso dell’etichetta ed al fatto che ci fosse una donna a condividerne le responsabilità- e DIY, in un solo settennio –dal 1987 al 1995- hanno prodotto 100 tra dischi, eventi, fanzine e persino giochi (una versione del Monopoli chiamata Saropoly come 50° uscita). Tra i gruppi del roster: The Field Mice, The Sea Urchins, Blueboy, Secret Shine.
Dream pop fondamentalmente, ma senza preclusioni verso altri tipi di esperienze musicali, che in alcuni casi ha ricevuto l’endorsement persino di John Peel. Nel film, diretto da Lucy Dawkins e costato 4 anni di riprese, si presentano le uscite più significative del catalogo, con interviste alle band e immagini di repertorio. Così fino alla 100° uscita, ovverosia il party che chiuderà con il botto l’epopea Sarah. Ospiti speciali nel film Calvin Johnson della K Records e i giornalisti Everett True e Alexis Petridis. I 2 protagonisti, dopo tentativi autonomi di mettere a frutto l’esperienza dell’etichetta -Clare lavorando per un periodo per l’industria discografica, Matt creando una propria etichetta-, hanno cambiato attività e fanno altro: la contabile lei e non si sa bene cosa lui.
Cercate questa pellicola se avete almeno sentito nominare la Sarah Records!
Un’altra chicca stavolta per i fan: il 5 Novembre 2015 uscirà per Bloomsbury Popkiss: The Life and Afterlife of Sarah Records, scritto da Michael White.
Paola Bianco