Si parte con un pugno nello stomaco: il nuovo singolo di Mandy, Indiana. Arrivano da Manchester e hanno un album in uscita per Sacred Bones. Del resto, la prima parte di #sniffinglucose è lo spazio delle novità: dai PLOSIVS, agli impronunciabili Makthaverskan, fino al ritorno di Marta Del Grandi, con un pezzo delizioso.
Nel cuore della puntata entriamo in una piccola genealogia del post-punk: da Leeds ad Athens, passando per San Pedro. Gang Of Four, Pylon, Minutemen. Tre band che hanno raccontato delle storie importanti.
Partendo dal punk, i Minutemen si muovevano senza freni tra generi diversissimi – dal free jazz, al funk, al folk – con una rapidità, libertà e versatilità che costituivano una dichiarazione politica e artistica contro qualsiasi forma di codifica o standardizzazione. Un’attitudine che nasceva dal fare, dalla produttività incessante. Non si trattava di semplice iperattività, piuttosto l’espressione di una visione secondo cui la musica deve fluire rapidamente e senza barriere, senza essere sterilizzata dall’industria o da un eccesso di perfezionismo.
Come i Minutemen riuscivano a passare dal punk alla polka, dal blues all’avanguardia e persino a destrutturare i Van Halen, Kai Slater nel nuovo disco dei suoi Sharp Pins, unisce attitudine punk e dolcezza bubblegum, jangle a 12 corde e power pop lo-fi.
In entrambi i casi, l’eclettismo non è un esercizio stilistico, ma una presa di posizione: rifiutare l’idea che un musicista debba restare confinato dentro un genere o un’identità sonora predefinita, nella consapevolezza che la musica deve vivere anche nelle sbavature, nei tentativi, nelle cose veloci, nelle imperfezioni che danno carattere.
𝘖𝘶𝘳 𝘣𝘢𝘯𝘥 𝘤𝘰𝘶𝘭𝘥 𝘣𝘦 𝘺𝘰𝘶𝘳 𝘭𝘪𝘧𝘦
𝘙𝘦𝘢𝘭 𝘯𝘢𝘮𝘦𝘴’𝘥 𝘣𝘦 𝘱𝘳𝘰𝘰𝘧
𝘔𝘦 𝘢𝘯𝘥 𝘔𝘪𝘬𝘦 𝘞𝘢𝘵𝘵 𝘱𝘭𝘢𝘺𝘦𝘥 𝘧𝘰𝘳 𝘺𝘦𝘢𝘳𝘴
𝘗𝘶𝘯𝘬 𝘳𝘰𝘤𝘬 𝘤𝘩𝘢𝘯𝘨𝘦𝘥 𝘰𝘶𝘳 𝘭𝘪𝘷𝘦𝘴
Il segmento finale lo apriamo con uno che ha fatto del pop psichedelico una questione privata. Robyn Hitchcock e il suo Queen Elvis, disco che nel 1989 è passato di lato mentre il mondo correva verso altro, e che oggi suona come una piccola meraviglia da rimettere al centro. Da lì, il passaggio è quasi obbligato: il nuovo album degli Sharp Pins di Kai Slater.
Robyn dice che gli Sharp Pins “tinglano e jingleano e spangleano; che sono agopuntura per l’anima e infilano una dose necessaria di 1965 nella pelle stanca di oggi”. Non sappiamo bene cosa intenda, ma siamo perfettamente d’accordo con lui.
