Quando ti capita di incontrare una persona o un’artista che ti segna tendi a ricordare tutto del tuo primo incontro con lui.
Conobbi la musica di Jason Molina dentro al glorioso negozio di dischi bolognese “Minnella Rock Shop”. Era l’anno 2000.
I due titolari del negozio, cui devo gran parte della mia collezione pre-web, avevano la gentilezza e l’intelligenza di fare ascoltare in postazioni apposite tutti i cd che potevano interessare. Mi sembra che nella pila di quel giorno ci fosse un Okkervil River, un Will Oldham, un Calexico: sarei già stato a posto così. Poi ,immerso nell’ascolto in cuffia, arrivò uno dei due titolari con un cd dalla copertina scura:
“Prova anche Songs:Ohia, lo conosci?”
“No, non lo conosco” fu la risposta.
“Ah…grave! questo è già il suo quinto disco”.
In quel momento il mio orgoglio da pseudo-intenditore subì un grave colpo.
Così il cd finì nella pila in maniera quasi indifferente; una copertina con un deserto e 4 palme e il titolo The Lioness. Qualche minuto dopo, una volta inserito il cd nel lettore, avvenne la metamorfosi tanto cara a noi malati di musica. Quella metamorfosi che trasforma un oggetto anonimo in una parte di noi.
Fu amore a primo ascolto.
Fino a quel momento il lo-fi non mi aveva ancora del tutto conquistato, ma lì c’era la chitarra giusta, la voce giusta, la batteria giusta.
Quando ti capita di incontrare un’artista che ti segna e ti capita di ascoltarlo per la prima volta in cuffia e in una situazione pubblica, può succederti di andare in corto circuito. Le postazioni di ascolto del negozio erano piazzate sopra un piano rialzato e davano su una strada di passaggio. Eri lì a darci dentro con il volume e intanto vedevi le persone passare, correre. Automobilisti nervosi per il traffico mentre tu eri così splendidamente ovattato e protetto da quel movimento che in quel momento non ti interessava. Il corto circuito mentale che si innesca è il fatto che in quegli istanti sei sicuro che se tutti quelli che vedi correre ed incazzarsi davanti a te si fermassero qualche minuto ad ascoltare il brano che ti sta invadendo i sensi, allora il mondo sarebbe un posto migliore.
Perché quando un loser incontra un loser succede qualcosa di magico. E i loser ti sembrano quelli che si fermano ad ascoltare.
Quando ti capita di incontrare una persona o un’artista che ti segna, tendi ad idealizzarlo e così per me Jason Molina con quella voce doveva essere una sorta di Mark Lanegan; un tenebroso e incazzereccio americano alto 2 metri.
Quando lo vidi per la prima volta al Velvet di Rimini nel 2002 mi si presentò davanti una persona timidissima, con un sorriso un po’ triste e molto dolce, alto non più di un metro e sessanta.
La serata del Velvet fu assurda, un concerto che iniziò all’una di notte e senza soundcheck perché si era fuso il motore del pullmino della band in autostrada. Non so perché ma pensai che a Mark Lanegan non sarebbe mai potuto accadere di rimanere a piedi sulla A 14.
Quando ti capita di incontrare una persona o un’artista che ti segna, avresti anche voglia di dirgli personalmente che la sua musica ti è rimasta dentro, poi pensi che sei già un uomo maturo e lasci perdere. Quindi in una splendida sera di novembre di qualche anno fa al Bronson di Ravenna mi limitai ad una semplice stretta di mano e al rito degli album autografati.
Quando ti capita di incontrare una persona o un’artista che ti segna, tendi a ricordare tutto del momento in cui apprendi la notizia della sua scomparsa. Nel mio caso ero semplicemente su facebook quando all’improvviso mi apparve una sua immagine e un semplice messaggio: “Ciao Jason”.
Il messaggio era scritto dall’etichetta bolognese Unhip Records che linkava anche una registrazione acustica di qualche anno prima negli studi di Radio Città del Capo. Dal “Ciao Jason” alle prime agenzie cercate sul web passarono pochi secondi. Depressione e alcool lo avevano vinto.
Appresi poi che la sua famiglia aveva inserito sul sito ufficiale un aggiornamento sulle sue condizioni di salute degli ultimi mesi e anche una concreta richiesta di aiuto: aiuto economico per pagare l’assicurazione sanitaria (in cambio di password per scaricare vecchi concerti live), ma anche aiuti molto semplici come l’invio di lettere e cartoline personali per incoraggiarlo a riprendersi e tornare in forma.
Anche quella sera non so perché pensai che uno come Mark Lanegan – per esempio – non avrebbe mai avuto la semplicità di chiedere aiuto in quel modo.
Sulla mia scrivania , come penso su tante altre, è idealmente rimasta una cartolina mai spedita con la scritta: “Hi Jason! How are you?”
Dal 1997 al 2009 Molina ha pubblicato una serie infinita di lavori tra album, ep e registrazioni live. Prima con lo pseudonimo Songs:Ohia, poi a suo nome e infine con la sua band Magnolia Electric Co. Per tutto l’arco della carriera ha lavorato con la mitica Secretly Canadian che nel mese di Aprile 2014 uscirà con 2 nuovi lavori: una raccolta di singoli dell’era Songs:Ohia (Journey On – Collected Singles) e un album tributo che si chiamerà Farewell Transmission – the music of Jason Molina che vedrà tra i partecipanti My Morning Jacket, Wooden Wand, The Black Swans e tanti altri.
Se avete la fortuna di non avere mai sentito Jason Molina e quindi vi trovate di fronte ad un mondo sconosciuto ancora tutto da esplorare, ecco la mia personale “collected singles” sull’era Songs:Ohia
Advices to aces
Cabwaylingo
Little beaver
Hearts newly arrived
One of those uncertain hands
Hot black sea
Love leaves its abusers
Tigress
Lioness
Coxcomb red
Just a spark
The body burned away
Ring the bell
Blue Chicago moon
Massimo Sterpi