Sniffin’ Glucose nella sua attuale versione duepuntozero è nato più di 2 anni fa allo scopo di mettere ordine nelle infinite conversazioni tenute in privato da tre amici di antica data, romanzandole e rendendole poi pubbliche. In breve il blog si è trasformato in luogo aperto disposto ad ospitare scritti e pensieri di persone che ci piacciono e con cui per un aspetto o per l’altro ci troviamo in sintonia. Lo spazio è diventato una fisarmonica: gente che arriva e che a volte resta, a volte se ne va, a volte anche ritorna.
Giancarlo Frigeri è indubbiamente una persona che ci piace ed è per noi un onore oltreché un piacere avere la sua firma in calce ad una nostra pubblicazione.

http://www.rockit.it/giancarlofrigieri

Giancarlo ha scritto una cosa interessante riguardo un argomento interessante che, come molti dei pensieri che condividiamo in questo spazio, fondamentalmente si pone domande sul come e il quanto la modernità impatta sulla nostra principale passione: la musica.
Buona lettura.
Sniffin’ Glucose
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Questa cosa qui che scrivo adesso nasce come reazione ad un post su Facebook di Barbara Santi,
giornalista di Rumore. Non ce l’ho mica con la Santi. Anzi, è una brava persona. E’ che ha detto
una cosa che sento dire spesso da quelli che scrivono di musica e il caso ha voluto che da un poco
mi era venuta in mente una cosa per risolvere questa cosa che ha detto la Santi e che sento dire
spesso da quelli che scrivono di musica.
Sostanzialmente la cosa che sento spesso dire da chi scrive di musica è che oggi escono troppi
dischi. La Santi, nello specifico, si “lamenta” (non che si lamenti, ci ho messo le virgolette per far
capire che secondo me ha solo voluto scrivere una cosa così, ma visto che poi se uno sbaglia una
parola arriva sempre uno a dir su allora ci ho messo le virgolette) che un terzo della popolazione
italiana (o due terzi, non mi ricordo, non è questo il punto) si dichiara cantautore.
In pratica, chi scrive di musica riceve troppi cd.
Troppi cd, non si riesce ad ascoltarli tutti, non si riesce nemmeno ad averne voglia, la maggior parte
fa cagare. Questo la Santi non lo dice, ma tanti altri sì (Infatti adesso se siete d’accordo la pianterei
di impostare il discorso su quello che ha detto Barbara, che come ho detto sopra io non ce l’ho mica
con lei, anzi è una brava persona, l’ho già detto, lo so). E poi io mi ricordo quando trasmettevo in
radio e tutti i gruppi italiani mandavano il loro cd e insomma…la maggioranza faceva davvero
cagare. Immagino che non sia mica cambiata molto.
Il punto è che una volta a fare un disco si spendevano un sacco di soldi e oggi invece fare un disco
(un cd, soprattutto) è alla portata di tutti. Quindi tutti lo fanno, molto semplicemente. Così come
una volta nessuno avrebbe letto un pistolotto come questo, scritto male e pieno di parentesi, perché
nessuno lo avrebbe pubblicato. Oggi invece ti fai un blog, oppure lo dai a una web-zine e questa te
lo pubblica, quindi tutti lo fanno.
Ebbene, secondo me è facile risolvere il problema.
Oggi fare un cd è come una volta fare un demo. Ma una volta i demo non li recensivano mica tutti.
Diversi giornali non li cagavano proprio, al limite ogni 6 mesi facevano una colonnina dove
recensivano 5 demo tra il mucchione di migliaia. Automaticamente, tu ti segnavi i 5 nomi. Ricordo
che “Rumore”, per dire, non recensiva i demo. Poi un giorno fece UNA pagina con dei demo che gli
erano arrivati nel corso dell’esistenza del giornale. Ce ne saranno stati una decina al massimo, ma
credo meno (forse mi ricordo male). Il primo fu quello dei MASSIMO VOLUME. Alberto Campo
scrisse una cosa del tipo che secondo lui era la rivoluzione più grande della musica rock in Italia dai
tempi dei CCCP. In effetti…
Ecco, secondo me le riviste musicali, se vogliono saltarci fuori a risolvere il problema dei troppi
dischi che gli arrivano, devono fare una scelta basilare che si traduce in una frase righe:
“NON RECENSIAMO DISCHI ITALIANI STAMPATI IN MENO DI 500 COPIE PER I VINILI,
2000 PER I CD”
I numeri li ho messi io. Possono variare.
“Sì, ma come si fa a sapere quante copie uno ha stampato?”. Dalle fatture. Lo so, è poco romantico
quando inviate una cartella stampa ad un giornale dovere allegare la fattura. Ma ci si abitua a tutto,
figuriamoci ad un allegato in pdf. Il giornale, certo, dovrebbe poi controllare che non gli abbiano
rifilato una fattura falsa. Basta una mail a chi ha emesso la fattura, lo stampatore. Magari per
conoscenza alla SIAE, per chiedere dei bollini. La parola “ITALIANI” l’ho messa perché certe cose
difficilmente si possono chiedere ad un’etichetta estera, magari. Ma tra italiani, che ci conosciamo
tutti, si ottengono facilmente. Sempre che uno sia disposto a darli. Se non è disposto…. Si fotta.
Niente recensione. Niente intervista, niente attenzione. Niente. Non esisti.
Chi scrive, con i numeri che ha proposto, avrebbe avuto recensito solo “Chi ha rubato le strade ai
bambini?”, album del 2010 che ho stampato anche in vinile in 500 copie. In cd non stampo mai più
di mille copie, butterei dei soldi. Non me lo posso permettere. Infatti lavoro in ceramica, suono per
hobby.
Questo porterebbe a due fattori.
1) Gli sfigati come me si farebbero recensire solo dalle web-zine.
2) I giornali sarebbero finalmente liberi di fare quello che vogliono, di recensire
in pace dischi di persone serie.
Si potrebbe discutere, a questo punto, del fatto che nel “MUCCHIO” di ottobre 2015 ci siano
recensiti VENTISEI ALBUM ITALIANI, tra cui il mio. Qui sotto ci sono i voti che vengono dati ai
ventisei dischi. Magari sono ventotto o venticinque, ho dato un’occhiata veloce e potrei essermi
sbagliato. A sinistra il numero in ordine. A destra il voto. Prego di correggermi se ho sbagliato:
1 7
2 9
3 6,5
4 7,5
5 7
6 7
7 7
8 7,5
9 7,5
10 7
11 7,5
12 7
13 8
14 7,5
15 7,5
16 7
17 7
18 7
19 7
20 6
21 7
22 6
23 7,5
24 7
25 7
26 7,5
Noterete come la media voto è piuttosto elevata. Ventisei album. Ottobre è un mese nel quale in
genere escono più dischi del solito, è vero. Non ho voglia di fare la statistica nel corso dell’anno, se
qualcuno si prende la briga di farla, non sarebbe male. Non ce l’ho col “Mucchio”, che anzi come
giornale mi piace. Se guardate altre riviste, ce ne sono di più.
E’ che ho quello. E ho quel numero, perché dispiace dirlo ma ormai io le riviste le compro poco. Di
sicuro le compro quando c’è il mio disco recensito, come fanno tutti. Che secondo me è anche il
motivo per il quale abbiamo una media voti così alta e poi gli stessi giornali ci parlano della
“asfittica scena italiana”. Che sarà anche asfittica, facciamo schifo, tutto quello che vuoi, ma allora
perché sembriamo tutti bravissimi? Perché vi lamentate che alla prima selezione del Club Tenco ci
sono 200 titoli da “riascoltare in tutta fretta” e poi in un mese ci sono ventisei dischi e a parte tre
sono tutti DAL SETTE IN SU?
26*12=312
Ok, a ottobre escono più album. Ma anche ammesso che siano quindici al mese QUINDICI PER
DODICI FA CENTOTTANTA. IN ITALIA ESCE UN GRAN BEL DISCO OGNI DUE GIORNI.
Si accettano risposte.
(Ripeto: Non ce l’ho con nessuno. Mi piace che ci sia gente che scrive di musica, adoro leggere
gente che scrive di musica. Le proposte che ho fatto sono sicuramente riformulabili in maniera
migliore. Non ce l’ho con nessuno che scrive di musica, in particolare. Ho solo visto alcune cose e
mi sembrava giusto dirle. Se “scopro l’acqua calda”, tanto ormai siamo a dicembre e ce ne sarà
bisogno).
Giancarlo Frigieri


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