Il Teatro Tivoli a Bologna non è altro che un cinema parrocchiale di periferia.
Quando annunciarono il concerto di Grant Hart mi ricordo che, come prima cosa, preso dall’eccitazione dell’evento, tempestai Arturo di domande: ma che posto è? Ma Grant Hart in un cinema parrocchiale? Sei sicuro? Non che salta all’ultimo…..Mi rassicurò sul fatto che ogni tanto organizzassero concerti in quel luogo e che, insomma, era meglio che la facessi finita e che non ci sarebbero stati problemi. Era la primavera del 1990.
Gli Hüsker Dü si erano sciolti da poco e io tenevo in casa una cassetta registrata di una trasmissione radiofonica della Rai come una piccola reliquia. Guido Chiesa, inviato da New York, raccontava il concerto del tour di Warehouse: Songs and Stories, facendone sentire naturalmente degli estratti. Mi ricordo esattamente cosa diceva: hanno suonato tutto l’album dall’inizio alla fine conservando la stessa scaletta del disco. Nel bis hanno ripreso qualche canzone più vecchia ed hanno suonato una cover dei Beatles. Bob Mould non ha detto una parola tutto il tempo, mentre Grant Hart, dietro la batteria, cantava le canzoni che aveva scritto di suo pugno intervallando qualche battuta a stemperare la tensione che ormai aveva minato la band al suo interno. Tutto il resto è storia.
Del concerto bolognese di Grant Hart mi ricordo poco: fece alzare il pubblico dalle poltroncine e ci ritrovammo tutti in quello stretto spazio tra il palco e le prime file. Non suonò pezzi degli Hüsker Dü, mi pare, ma non potrei giurarci. Suonò sicuramente i brani del suo primo disco solista, compresa 2541 che è una delle più belle canzoni degli ultimi 30 anni e che nessuno si ricorda di mettere mai in una di quelle cazzo di classifiche/playlist che vanno tanto di moda.
A distanza di anni, ogni volta che passo in via Massarenti 418, all’altezza del cinema Tivoli penso a quella notte. Passo in macchina, volgo lo sguardo verso quel cinema dimesso e penso: lì dentro ci ha suonato Grant Hart, scuoto ogni volta la testa e mi ritrovo un sorriso da ebete stampato in faccia.
CESARE LORENZI