I più grandi dolori sono quelli di cui noi stessi siamo la causa.
Sofocle, Edipo Re.
8 maggio 2022
La felpa cachi di Zelensky venduta all’asta a Londra per 105 mila euro. BoJo
battitore d’eccezione; RaiNews.
Nuove sanzioni contro Mosca, l’Ue prende tempo sullo stop al petrolio russo:
accordo possibile dopo la parata del 9 maggio; Open.online.
Lazy Eyes- Fuzz Jam
Alla fine dell’anno scorso è uscito un film che non mi ha fatto impazzire, ma
che mi son preso la briga di guardare per tutte le sue due ore e mezza: Don’t
look up. Cast stellare, un’idea iniziale a dir poco già vista: viene scoperto un
corpo celeste, in questo caso una cometa, se non ricordo male, che sta per
colpire la terra e ne causerà la completa distruzione.
Da qui, le reazioni e i tentativi per evitare la catastrofe. Dai buzzurri
Armageddon – salvato sempre e comunque dal mio idolo Bruce – e Deep
Impact, all’intellettuale – intelligente quando non noioso – Melancholia, l’idea
si ripete di decenni in decenni senza perdere smalto: la fine del mondo sta
arrivando, la distruzione di tutto quello che conosciamo è prossima. La fine
della storia, quanto ne abbiamo sentito parlare? Apocalisse, catastrofe,
estinzione. Che sia una metafora della depressione o la scusa per usare
effetti speciali, son cose già viste, non proprio un’idea originale.
Cola – Degree
Originale in questo film non è il soggetto, per così dire, ma lo svolgimento. Al
centro della pellicola, infatti, non sarà il disastro imminente, ma le reazioni
delle masse e dell’élite alla notizia: i social con le loro risposte isteriche,
sempre immediate – non mediate – e quindi istintive, fulminee ma caotiche,
mai ragionate e, soprattutto, influenzate dalla viralità, dalla visibilità, dalla
quantità di altri che le gridano e quanto forte le gridano. La politica che, come
nulla stesse accadendo, pensa sempre e solo al potere e al suo
mantenimento. Ma, più di tutto, l’informazione, ormai ridotta a show di bassa
lega, che non può che rimanere ancorata all’audience al di là di qualsiasi
fatto o pensiero. Anche di fronte all’idea di un’imminente fine di tutto, il mondo
non è in grado di smettere di ripetere le proprie stupide dinamiche. Grottesco.
Island Of Love – Songs Of Love
Grottesco. Secondo la Treccani: “stranamente e bizzarramente deforme,
riferito in origine alle pitture parietali dette grottesche, e poi in genere a tutto
ciò che, per essere goffo, paradossale, innaturale, muove il riso pur senza
rallegrare”.
Muove al riso senza rallegrare. Come i talk la sera in tv dove si parte urlando
e si finisce a mani addosso fra anziani che hanno potuto sprecare la vita
davanti a una telecamera per il riso e l’eccitazione di un popolino mai così
tetro, così cupo e triste.
Come il pensiero unico, indiscutibile, senza se e senza ma, in cui c’è sempre
un vincitore che decide ciò che è giusto e gli altri muti. Nessun
contraddittorio, nessuna discussione: solo urla di sottofondo o sceneggiate
che crollano, sempre, nel grottesco. In questa forma teatrale che oggi è
uscita dall’ambito della rappresentazione per saturare ogni spazio, ogni
millimetro quadrato di vita reale. Come la pantomima di una guerra in cui c’è
sempre tempo per lo show, le dirette con sguardo fermo e le divise militari. I
bianco e nero artistici. Zelensky ha subito applicato la lezione dell’immagine
che crea il contenuto e non il contrario, ma anche Macron s’è fatto fotografare
prima della rielezione con barba lunga e felpa dell’aeronautica. Avessimo
avuto Salvini al governo, come minimo avrebbe fatto una diretta facebook
dalla base di Aviano, lui che è stato, come i premier ucraino e francese, un
noto comandante militare. Grottesco.
Ghost Woman – Do You
Come la NATO, alleanza internazionale di cui né Ucraina né Russia fanno
parte, che per voce del suo imbarazzante Stoltenberg – arrestate l’esperto di
comunicazione che gli ha insegnato a gesticolare a quel modo – dice che non
permetterà mai la cessione alla Russia della Crimea.
Come il premier di quello che ancora si crede un Impero, il fautore della
Brexit, la più grande sconfitta dell’idea di unità del blocco europeo da un
secolo a questa parte, che ha fatto da battitore d’asta per vendere,
ovviamente a scopo benefico, la felpa militare delle tante dirette tv del
premier ucraino.
Come il premier ucraino stesso che, con una Nazione devastata da
un’aggressione militare, forse stuzzicata da otto anni di manovre militari in
zona Donbass, ha il tempo e la voglia di metter su un’asta col suo amicone
BoJo, felicissimo dal suo che la guerra gli abbia tolto dal fuoco le castagne di
un comportamento non proprio esemplare durante la pandemia, che qualche
settimana prima del conflitto gli stava costando il premierato.
Me li vedo Churchill, Hitler, Stalin e Roosevelt a twittare le scoperte dei loro
servizi segreti, postare su Instagram video dai rispettivi bunker. Mettere
all’asta in Svizzera un sigaro, una mostrina SS, un bel paio di baffoni e un
bastone. Il tutto riportato dalle agenzie del globo. Grottesco.
!!! – Man On The Moon (R.e.m. Cover)
Però siamo nel giusto, siamo democratici e occidentali e il bene trionferà.
Quindi attueremo le sanzioni sul petrolio russo, quelle che affosseranno Put
– e speriamo non solo una parte delle economie europee – e la sua voglia di
Grande Russia. Però, lo faremo dal 10 maggio, che il 9, porino, ha la sua
parata nazionale: vorrai mica rompergli gli zebedei proprio nel giorno di festa;
un po’ di rispetto! È pur sempre uno di quelli che contano, che decidono le
sorti del mondo, metti che magari un domani torniamo a farci affari e allora,
ehi, ti ricordi? Noi ti abbiamo silurato, ma ti abbiamo lasciato fare la tua
festicciola. Grottesco.
Grottesco, grottesco, grottesco. L’unica cosa vera, in tutto questo orrendo
avanspettacolo che è la trasposizione in evento mediatico della guerra, è il
dolore di chi sta perdendo tutto davvero. La morte, di chi si è preso un colpo
in testa sul serio, non su TikTok.
Grottesco, come il tempo in cui viviamo senza riflettere, senza alzare la testa,
senza cercare un orizzonte un minimo più elevato. In cui tutto deve essere o
bianco o nero, o con me o contro di me. Paradigma della fine di un sistema di
valori oramai soltanto sistema economico agonizzante, che annaspa
disperatamente con le ultime forze.
Grottesco: muove al riso senza consolare.
Ma non è qualcosa caduto dal cielo, una cometa che ci è venuta addosso
trasformando la terra in un ammasso di roccia incandescente. È il mondo
costruito da uomini e donne in carne e ossa, che hanno scelto una strada
anziché un’altra.
È il mondo che facciamo ogni giorno coi nostri “sì signore”, con le bandiere,
la risposta svelta arguta e sempre stupida e sempre banale. Perfetta per un
tweet, un post. Sempre di qua o di là. Sempre dalla parte giusta, quella che ci
ha portato dove siamo, quella raccontata e plasmata dal potere in cui
confidiamo, a cui abdichiamo.
Fuori ci sono i barbari, ma anche se entrassero, avrebbero ben poco da
distruggere.
Parafrasando Sofocle, chi è causa del suo mal, pianga se stesso.
Fabio Rodda
Libro del mese: La più amata, Teresa Ciabatti
Disco del mese: Broadcast Maida Vale Sessions