Manchester.
Lunedi Blu. Il disordine. Colpire il Nord. L’amore che ci divide. Le luci che non vanno mai via. Le cerimonie. Lei che suona il tamburo. Io che vivrò in eterno. Il popolo dei party che durano 24 ore.
Il cuore e l’anima.
Manchester l’abbiamo omaggiata nella trasmissione di SG On The Radio del 20/05/2022, sempre sulle frequenze di Radio Città Fujiko.
Trasmissione che potete trovare qui.
Un viaggio recente che ha, inoltre, ispirato queste righe.
Il mio cane è nero. Completamente. Anche se, imprevedibilmente, proprio in prossimità del cuore, si apre una piccola area di colore bianco. Tanto è amichevole intelligente e creativo con il suo branco familiare tanto ha un caratteraccio con gli altri cani.. non li lascia avvicinare, abbaia per primo e fa, con poca credibilità, il duro.
Un amore di creatura, in definitiva.
Manchester a pensarci bene mi ha fatto un po’ la stessa impressione.
A cold unattractive city nelle parole di Kevin Cummins
ll fotografo che più di chiunque altro ha saputo restituire l’umore del luogo. Il suo bianco e nero.
Una città dall’architettura abbastanza illogica. Impossibile da mandare a memoria. Nei giorni passati lì non si riusciva mai ad orientarsi.
Una toppa sopra l’altra, commentavamo.
Come facciate di un dado non comunicanti fra di loro
Dadi lanciati da un croupier ubriaco.
Strade nuove infestate di grattacieli lasciano spazio a edifici di mattoni rossi di altra epoca palazzoni moderni e brutti edifici governativi, chiese e nuovi poli culturali maestosi ed affascinanti.
Coronation st che incrocia il Salford lad’s Club, la Manchester School Of Arts e il Deaf Institute, l’opulenza dell’Etihad Stadium sullo sfondo, dove viene suonata Love Will Tear Us Apart durante il riscaldamento della squadra.
La Free Trade Hall nel centro cittadino e in un arco di poche centinaia di metri sale da concerti inclusa la Manchester Cathedral.
Memorie di concerti che hanno cambiato il mondo.
Storia, cultura e commercio annodati e slegati senza nessuna soluzione di logica continuità.
Impossibili restare immuni a tanta inquieta irregolarità. Soprattutto se ci vivi.
Insulti da una finestra mentre si cercano tracce della copertina che celebrava la morte della regina, intercettati per strada perché “non voglio essere nel tuo fottuto selfie, man”.
Guardati con incredula strafottenza per la nostra emozione sul ponte di Hulme street.
Le strade semideserte del mercoledì sera, l’ improvviso switch on del venerdì pomeriggio con la chiamata alle armi per la celebrazione del fine settimana.
A legioni, da tutti i villaggi, bicchieri muniti, seminudi epigoni dei barbari anglosassoni di ere lontane.
Nel parcheggio sotto l’hotel ambulanze, risse, gente che balla e un ragazzo con un libro, sdraiato per terra.
Alle 5 del mattino.
La domanda che ci ponevamo prima di partire era: perché Manchester?
Perché sospirare d’amore, vivere sulla propria pelle l’incapacità di venire a patti col modo esterno, perfino ballare ha trovato qui la sua sublimazione artistica?
Perché qui si sono trovate le parole e i suoni per rappresentare tutto questo?
Non lo sappiamo in realtà.
Non crediamo di averlo capito.
Ma l’impressione che resta è quella di una creatura nera con un cuore dai bagliori bianchi
imprevedibili.
Ed irresistibili.
Da segnare vite come le nostre.
Massimiliano Bucchieri
REDAZIONE DI SNIFFIN’GLUCOSE