Si va in doppia cifra con la puntata n. 10 di Sniffin’Glucose, che si apre con un poker di novità: tante chitarre, jangle-pop dove meno te lo aspetti e qualche accelerazione che fa sempre bene al cuore.

 

Segmento centrale che ci riporta al caldissimo finale degli anni ’70 in Irlanda del Nord, tra punk barricadero, omaggi ai protagonisti di una stagione drammatica e un pop che provava a non voltare lo sguardo dall’altra parte.

Il contesto sociale nell’Irlanda del Nord a fine anni Settanta era letteralmente esplosivo: i Troubles, la militarizzazione delle città, la netta divisione identitaria. 𝑆𝑢𝑛𝑑𝑎𝑦 𝐵𝑙𝑜𝑜𝑑𝑦 𝑆𝑢𝑛𝑑𝑎𝑦. Band come 𝗦𝘁𝗶𝗳𝗳 𝗟𝗶𝘁𝘁𝗹𝗲 𝗙𝗶𝗻𝗴𝗲𝗿𝘀, 𝗨𝗻𝗱𝗲𝗿𝘁𝗼𝗻𝗲𝘀 e 𝗢𝘂𝘁𝗰𝗮𝘀𝘁𝘀 traducevano questo clima in un linguaggio musicale ruvido e diretto. Canzoni come Suspect Device o Alternative Ulster non erano soltanto brani, ma veri e propri manifesti: crudi, espliciti, politicizzati. La scena viveva grazie a un’etica DIY radicale: piccoli club, fanzine ciclostilate, etichette indipendenti, passaparola. E la musica era soprattutto un atto di sopravvivenza culturale, uno spazio dove una generazione compressa e silenziata poteva trovare voce. In questo senso, il punk nordirlandese non era soltanto un genere: era una forma di testimonianza, un megafono collettivo che condensava rabbia, frustrazione e un desiderio urgente di cambiamento.

 

Gran finale con il lato più sperimentale del pop contemporaneo: Ulrika Spacek e poi, in sequenza Alpha Maid, uno dei progetti più affascinanti emersi da quei luoghi del cuore a metà strada tra East e South London.

Chitarre che sembrano parlare da stanze diverse della stessa casa, poi si intrecciano in un unico loop ipnotico. Dub che risale dal fondo come un ricordo di famiglia, avvolto in nebbie grunge e riverberi fantasma.

Beat che si scompongono e ricompongono: due cose collegate, ma mai davvero nello stesso punto. Voci che sussurrano e scattano, tra sogno politico e auto-sabotaggio, mentre il tempo si piega in cerchi sempre più stretti.

Alpha Maid è un laboratorio di pop mutante: dark e sfocato, ma pieno di luce obliqua: il nostro disco della settimana.


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