Con le classifiche, in generale, ho un rapporto difficile.
Potrei quasi definirlo di amore e odio, se solo amore e odio non fossero sentimenti tali che associarli a una classifica fa venir da ridere.
Invidio uno come Nick Hornby.
La sua capacità – quand’anche al solo servizio della fiction – di elencare fatti e persone infilando nomi in scaletta: i cinque libri, i cinque film, le cinque canzoni di Elvis Costello, le cinque separazioni più importanti della vita.
Ammiro anche quelli che ogni anno per tutto il mese di dicembre, si impegnano meticolosamente a mettere assieme le proprie liste di preferenze per poi renderle pubbliche.
Al contrario detesto quelli che si pigliano la briga di analizzare e disquisire sulla giustezza delle proprie scelte e di quelle altrui, piazzando a pioggia commenti e like come se a qualcuno davvero interessasse la loro opinione.
Discussioni che per inutilità sono seconde soltanto a quelle ascoltate e lette al momento dell’uscita degli ultimi dischi di Daft Punk e Arcade Fire, giusto per restare a quanto ascoltato e letto in giro nell’anno appena trascorso.
Dimenticandosi che tutto quello che c’è da sapere riguardo ad una qualsiasi playlist è che questa non è nient’altro che l’espressione del gusto e della personalità di chi la compila.
A me in generale proprio non riesce di classificare le cose mettendo un simile ordine nelle mie faccende, soprattutto in quelle importanti.
Faccio fatica a fare mente locale, concentrarmi e ricordare tutte le cose che mi piacciono e quelle che non mi piacciono e ho sempre il timore di dimenticare qualcosa.
Poi devo anche ammettere che i miei gusti cambiano in continuazione e fissarli in un determinato momento non mi sembra giusto.
Sono volubile e meteoropatico.
Circoscrivendo la questione ai soli dischi, argomento di cui mi dovrei occupare ora, a volte mi basta ascoltare un album in un momento piuttosto che in un altro – anche a distanza di un brevissimo frammento temporale – per ottenerne una prospettiva nuova, posizionarlo da un’altra parte.
Un po’ come con le fotografie: cambi una luce per uno stesso soggetto e ottieni una visione completamente nuova.
E’ solo una questione di messa a fuoco.
Alla fine le mie preferenze sono del tutto volatili, casuali e tirate via.
Più che altro sono una questione di angolazioni da cui mi fermo ad osservare le cose, nei pochissimi momenti in cui effettivamente mi fermo.
Umori differenti assecondati da musiche differenti, voglia di un certo tipo di canzoni piuttosto che di un altro.
Del resto nell’arco di un anno possono cambiare molte cose, e i cambiamenti necessitano di una colonna sonora adeguata.
Musiche che li accompagnino e li assecondino, giorno dopo giorno.
Per questo la lista che mi verrebbe da scrivere ora sarebbe molto diversa da quella che avrei stilato anche solo un mese fa, dunque a mio modo di vedere non ha alcun senso che io pubblichi un elenco delle mie scelte.
Dovessi farlo allora risolverei la cosa facendo un solo nome.
Quello dei tizi del video qui sotto.
Amen.
Arturo Compagnoni