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Alcuni amici mi chiedono di scrivere un pezzo per il loro blog (questo).
Ho sempre considerato i miei pensieri non molto interessanti per il mondo del web e così rimango prima stupito e poi onorato della richiesta. Riflettendoci penso poi che passati i 40 ogni occasione di condivisione con persone che stimo sia un modo sano per far circolare pensieri e passioni e così accetto volentieri.
Passano i giorni e di tanto in tanto penso ad un eventuale incipit del pezzo. Sono sempre stato affascinato dalle origini delle cose, delle passioni che vibrano ancora a distanza di così tanti anni e delle persone che ti hanno aiutato a coltivarle e ancora delle occasioni fortunate avute per aprire maggiormente il cuore e farci entrare ulteriori storie, ulteriori vibrazioni. E così penso che l’incipit potrebbe essere quel pomeriggio di tanti anni fa (29 per l’esattezza), un ragazzino introverso entra in un cinema bolognese per vedere Paris Texas di Wim Wenders e ne esce con emozioni mai sentite prima, perchè si accorge di non essere così solo come pensava di essere.
Oppure ancora lo stesso ragazzino che acquista Meat is Murder degli Smiths e non lo toglierà per mesi dalla puntina, maturando il pensiero che tutto il mondo poteva anche girargli di traverso, ma lui aveva la musica, il cinema e nessuno avrebbe mai potuto toglierglieli.
Quello era il suo mondo.

Ma non volevo incipit così autobiografici, desideravo una riflessione più a largo respiro, sulle vibrazioni che accomunano tutti sia che provengano da un film, da un brano folk o punk, da un quadro o da righe lette su di un libro.
E così quando meno me lo aspetto, ho la fortuna di avere qualche giorno fa un breve scambio con un signore di 75 anni che mi capita di frequentare di tanto in tanto.
Una frase semplice viene detta di commento ad un brano di musica classica di Felix Mendelssohn. La annoto , penso che sia quello che andavo cercando: “Vedi, l’arte da qualsiasi forma provenga, incarna un sentimento di gratitudine per la vita”. La cosa è amplificata dentro di me in quanto le parole sono dette lentamente con voce un po’ rotta, una commozione dovuta alla bellezza del brano. Mi pare lampante in quel momento che quegli occhi siano lucidi per bellezza, non per rimpianti o malinconia. E’ come se mi dicessero “Ho 75 anni e sono ancora qui che vibro per un brano…che meraviglia !”
Sono sicero, io Mendelssohn non sapevo nemmeno chi fosse fino a qualche giorno fa.
Se avessi giocato a Trivial avrei scelto l’opzione del terzino destro della Svezia e non quella del compositore tedesco, ma il senso della cosa è che se arriveremo a 75 anni vibrando ancora per una storia, un brano o una qualsiasi opera d’arte, allora vuole dire che davanti a noi ci aspettano ancora tanti anni pieni di sorprese.
Per il sottoscritto i 75 anni arriveranno (se arriveranno) nel 2045.

Per adesso vi segnalo le 10 opere cinematografiche che più mi hanno fatto vibrare nel 2013.
Ho scelto una lista di film non usciti in sala, ma rintracciabili piuttosto comodamente in rete.
Tutto questo non per snobismo ma unicamente perchè dei film che escono in sala se ne parla ovunque e molto meglio di quello che potrei fare io.
Pensare che certi film non trovino una distribuzione nel nostro paese, può riempire di amarezza.
Poi basta una buona connessione e ci ritroviamo meno italiani e più dentro al mondo.

Ecco allora il mio personale
BEST UNDISTRIBUTED MOVIES 2013

10 – THE BROKEN CIRCLE BREAKDOWN
Uno di quei classici film su cui potrei essere crocefisso. Troppo “romance”, troppo mieloso.
Però una Nashville trasportata idealmente in Belgio e un amore vissuto attraverso il country folk, mi hanno toccato.
Da difendere !

09 – THE WAY WAY BACK
Ho inserito 4 film/racconti di formazione in questa mia classifica, 2 in stile “comedy” (come questo) e 2 in stile “drama”. Forse continuo ad avere ancora voglia di formarmi e quindi risulto sensibile al tema.
Film dal grande cast: Steve Carrell, Sam Rockwell, Toni Collette.
Ritmo “popolare” per tutti i gusti.
Se non esce in sala in Italia sarà una grande gaffe della distribuzione.

08- KINGS OF SUMMER
Se si è giustamente amato “The Perks of Being a Wallflower” (Noi siamo infinito), ci si può lasciare andare anche a questa visione. Mancano le canzoni degli Smiths, Sonic Youth e Dexys Midnight Runners, ma i ragazzi protagonisti sono ancora più veri.

07- JOE
David Gordon Green aveva girato l’ottimo “All the real girls” nel 2003. Poi aveva preso la via del divertimento con commedie insieme agli amici Seth Rogen, James Franco e Jonah Hill.
Tutte commedie simpatiche che restavano giusto l’arco della serata. Nel 2013 prende una troupe e gira 2 film in 5 mesi nelle stesse location (vicino ad Austin-Texas) .
Gli riescono a mio avviso 2 piccoli capolavori.
E’ proprio vero che se l’ispirazione arriva bisogna approfittarne.

06 – FRANCES HA
Questo potrebbe anche uscire nelle sale italiane nel 2014, o meglio è stato acquistato (che non vuol dire che esca). Scanso equivoci non racconto nulla ma se dovesse uscire non perdetevi la versione originale con l’entusiasmo e lo splendido recitato di Greta Gerwig

05- LIBERAL ARTS
Josh Radnor (il Ted Mosby di How I Met Your Mother) è diventato regista e lo fa molto bene.
All’esordio un paio di anni fa con un altro film da recuperare (Happythankyoumoreplease), firma qui la sua seconda regia. Una commedia apparentemente leggera scritta alla grande. Poi la protagonista femminile è Elisabeth Olsen e solo questo vale il film.

04- MUD
Mud e Joe (dalle trame molto simili) non dicono nulla di nuovo sul genere ma hanno il pregio di regalare grandi regie e un giovane attore in comune (Tye Sheridan) che diventerà sicuramente un grande se non verrà appiattito da Hollywood . Il regista è invece Jeff Nichols che l’anno scorso si era fatto conoscere per Take Shelter.
(Se vi siete persi Take Shelter, recuperatelo per non commettere un crimine contro l’umanità).

03- AIN’T THEM BODIES SAINTS
Una trama sottile che tiene con il fiato sospeso fino alla fine.
Un grande giovane regista accompagna uno degli attori più sottovalutati degli ultimi anni: Casey Affleck. Un western non western che potrà piacere a molti.

02- FRUITVALE STATION
Tra poche settimane ai Golden Globes e agli Oscar si parlerà molto di “black people” grazie a titoli altisonanti. Ma come al solito il cinema indie batte anch’esso un colpo nella stessa direzione con un pugno diretto allo stomaco ed un film che tocca.

01- PRINCE AVALANCHE
Di David Gordon Green ho già parlato in JOE , per me è il regista dell’anno.
Una storia assolutamente insignificante, raccontabile in 10 parole. Però mi ritrovo a desiderare di chiacchierare a vita con Paul Rudd ed Emile Hirsh circondato dal nulla del Texas e in attesa della compagnia musicale degli Explosions in the Sky.
Il Principe Valanga è il mio Felix Mendelsshon del 2013.

Se qualcuno come me è malato di documentari segnalo nella stessa sezione
The Act of Killing, West of Memphis, The Central Park Five, Mission to Lars e The Imposter

Massimo Sterpi


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