Fin dal nome il pop, in quanto identificativo di un genere musicale, richiama l’idea di qualcosa di semplice, non troppo elaborato, per l’appunto popolare.
Buono per tutti i palati: da quelli raffinati fino a quelli che nutrono la propria conoscenza musicale a botte di radio commerciali.
Musica come genere di consumo, insomma.
Quanto di piú lontano da quello che proponiamo settimanalmente su queste pagine. O no?
Beh, no. Oppure: non solo.
Non c’é niente di meglio di un brano pop, a dire il vero. Una di quelle canzoni che ascoltate la prima volta si rimane agganciati per sempre. Il sempre in questione é poi variabile, in effetti.
Da pochi giorni ad anni interi, magari una vita.
Se dovessi indicare il mio archetipo di canzone pop non avrei dubbi: Velocity Girl dei Primal Scream. Un minuto e 22 secondi di perfezione. A dire il vero la canzone in questione non é che abbia tante di quelle caratteristiche che si diceva prima. Non penso nemmeno sia mai stata suonata da qualche radio commerciale, per esempio. In classifica ha latitato. Non ha la classica struttura strofa alternata al ritornello. Possiede una delle caratteristiche che accomuna la migliore musica pop, peró: si parla di relazioni.
In effetti il boys like girls coniugato in tutti le maniere possibili ha sempre rappresentato il caposaldo di qualsiasi testo di canzone davvero pop-oular.
She’s up all night ‘til the sun
I’m up all night to get some
I’m up all night to get lucky (Daft Punk)
Va forse detto che la semplicitá che sottointende un brano pop non va affatto a braccetto con il numero di grandi canzoni pop prodotte. Nell’arco di una stagione si possono contare sulle dita di una mano quelle veramente da ricordare . Perché scrivere una canzone pop eccellente é faccenda dannatamente complicata, al di lá delle apparenze. Un pó come al cinema imbattersi in una commedia che funzioni, insomma.
Ho peró l’impressione che per quest’anno una l’ho trovata. Non che sia una sorpresa imbattersi in un grande pezzo targato Pharrell Williams, ad essere sinceri. Non per niente é considerato una sorta di re mida del pop moderno sopratutto in qualitá di produttore e sopratutto in ambito commerciale. Sua la mano dietro il successo planetario di Robin Thicke, per dire.
Uno che ha perduto nel tempo tutta la coolness che aveva all’inizio degli anni 2000 quando come N*E*R*D* fece un album che travalicó le audience di genere. Hipsterismo ai massimi livelli, recensioni entusiaste che si sono velocemente trasformate in disappunto per un proseguo di carriera deludente. Pitchfork gli rifiló un calcio in culo e un 3,9 di voto che marchió il debutto solista per bene.
Si parla di otto anni fa e intanto, in questo tempo, Pharrell si é completamente reinventato una carriera. Da culto fighissimo ma sotterraneo a personaggio indesiderabile e indesiderato fino alla nuova e recente rinascita da produttore e guest-star dal tocco magico.
Happy é il brano che fa da apripista al nuovo tentativo da solista di Mr. Pharrell.
Happy é una canzone semplice in fondo, quasi retró. Un upbeat irresistibile coniugato dagli stilemi del soul piú classico. Handclapping a nastro e profusione solare di buon umore.
Un brano capace di cambiare il corso di una giornata, roba che viene voglia di buttare il monitor dell’ufficio fuori dalla finestra, prendere la macchina e partire in direzione della spiaggia piú vicina, nonostante sia ancora inverno. La magia della migliore musica pop in pieno effetto.
Il coro che incoraggia l’handclapping é contagioso….clap along if you feel like happiness is the truth.
Happy ci ricorda che é ora di amare la vita. La musica pop, come l’arte in generale tracciano semplicemente la via. Tanto vale imboccare la strada…..because I’m happy…..
CESARE LORENZI
La versione originale di Pharrell Williams
e una irresistibile versione northern soul
ed infine la versione northern soul di cui sopra con l’aggiunta della parte vocale di Pharrell….un giochetto irresistibile e potenzialmente senza fine