Il mio amico Vito è un appassionato di calcio.
Sciorina formazioni, marcatori e risultati di partite degli ultimi 50 anni senza batter ciglio tanto da essersi meritato nel tempo l’appellativo di Vitopedia.
Può ripercorrere per interminabili ore carriere di anonimi terzini o centravanti oggi stempiati e obesi.
In realtà non tifa nessuna squadra in particolare, il suo è principalmente un approccio nozionistico, critico-descrittivo, che non si contamina con la passione, le gioie e i dispiaceri (si parla per iperboli, ovviamente) che possono dare il calcio o altri sport.
Per certi versi questo talento di Vito mi ricorda Vinyl.
Prodotto formalmente quasi perfetto. Filologicamente ineccepibile. Non c’è un pantalone a zampa di elefante, uno stereo, un’acconciatura meno che perfetta. Immagino che anche la consistenza della cocaina sia esattamente quella del 73.
Per non parlare della musica. Un namedropping incessante, più o meno manifesto, da azzerare la salivazione di legioni di collezionisti. Il patrocinio di Mick Jagger e Martin Scorsese. Grandiosi. Giusto? Chi ha scritto la serie ha frullato insieme un concentrato di talento e glamour, groupies, attrici, coca, alcol e masse adoranti.
Un meraviglioso, perfetto involucro. Completamente vuoto.
Impatto sulla mia vita/sensibilità =zero.
Da “tifoso” di musica ne sentivo il bisogno? No.
Amo la musica, ne parlo e ne leggo tutto il giorno, mi commuove solo sentir nominare Elliot Smith o leggere i testi di Mark Kozelek e mi fa incazzare il nuovo album dei Primal scream. Frequento gente come me e finisco sempre a frequentare posti con gente come me ma non ricordo cosa sta sul lato B di A Forest o se la formazione dei Fall di Mr Pharmacist sia la stessa di Big New Prinz.
Quello che trovo sorprendente è chi come me si nutre 24 ore su 24 della medesima passione possa trovare questo “prodotto” eccezionale.
Probabilmente (anzi sicuramente) è un mio problema ma, paradossalmente, più Vinyl si addentra in citazionismi spinti, sesso e strisce di cocaina (con condimento, per buona misura, di immancabili trame mafiose e omicidi efferati) più il tutto si risolve in un lungo, noioso e fastidioso esercizio di stile.
Lasciando perdere Jagger e Scorsese. L’impressione, personalissima, è che se le stesse esatte persone che hanno sceneggiato Vinyl avessero scritto una serie sulla pesca d’altura o sul calcio il risultato sarebbe stato esattamente lo stesso. Magari avrebbero potuto chiamare come consulente il mio amico Vito. Un bell’assegno a sei zeri sicuramente non gli avrebbe fatto schifo.
Bob Mould – The End Of Things
Mi piace immaginare un Vinyl 90/00. Chissà come avrebbero reso un personaggio come Bob Mould. Un distinto signore con l’aspetto del professore universitario non di ruolo che ripone con gesti misurati i suoi occhiali in un fodero di pelle, imbraccia la chitarra e chiede educatamente al fonico di alzare l’amplificatore al massimo prima di inondare l’ambiente di una elettricità satura e intransigente.
Nah .. un tipo troppo normale per una serie HBO. Di quella normalità che, da anni, fa semplicemente da indispensabile colonna sonora alle nostre storie personali.
Crows – Unwelcome Light
Buio pesto. Lame di luce come rasoiate. Compagni di tour dei potentissimi Metz i Crows da Londra pescano a piene mani nell’immaginario dark britannico per il loro esordio. Salgono alle labbra nomi come Horrors e Savages. Una tensione elettrica che si scioglie negli ultimi 50 secondi in un pogo impazzito. Da tenere d’occhio.
Rob Crow’s Gloomy Place – Business Interruptus
Nuovo progetto per Rob Crow dei mai troppo rimpianti Pinback. Poco più di un anno fa ha annunciato il ritiro definitivo dalle scene dopo aver “svuotato gli armadi” pieni, a suo dire, di registrazioni inedite. Fine del percorso perciò? Di certo la formazione di San Diego ha raccolto meno di quanto meritasse. Gli ingredienti sono ancora tutti lì, i tempi dispari del basso e un impagabile gusto per la melodia che mi porta alla mente, forse anche un po’ a sproposito, gente come fIREHOSE e Failure.
The Sun Days – Get Him Off Your Mind
Da Göteborg atmosfere primaverili che oserei definire smithsiane. Deliziosamente zuccherine. Di quella dolcezza che assunta in misura esagerata può mandarti all’ospedale. Ma la spensieratezza apparente si spezza quando tra capo e collo ti piomba la domanda “Tell me what you want to do with your life?” Bella domanda. Personalmente ci ho capito ancora poco.
Never Young – New Villain
Circola un giudizio unanime alla loro esibizione di un paio di giorni fa al south by south west: “da boys are on fire!” In effetti New Villain dal vivo deve essere una bella bomba. Noise punkers dalla Bay Area con un gusto per la melodia inaspettato. Ricordano un po’ i Nasty Bits…
MASSIMILIANO BUCCHIERI