cuffiaradio
Che poi , tra amici, è piacevole di tanto in tanto sedersi e raccontarsi. Raccontare da dove veniamo.
Perché esiste sempre un punto di partenza, anzi ne esistono tanti a ben pensarci e da ognuno partono storie, pezzi di noi, cuori pulsanti.
Con gli anni sto trovando assolutamente poco considerevole il fatto che non esistano invece punti di arrivo.
Siamo nati per correre diceva qualcuno ma anche per osservare, annusare, sudare, cazzeggiare e costruire legami. Di certo non siamo nati per arrivare.
Uno dei miei punti di partenza è rappresentato da uno degli oggetti esteticamente più orrendi che la storia del design ricordi: una radiocuffia. Un blocco unico con 2 rotelle posizionate sopra gli auricolari , una per il volume e l’altra per cambiare stazione , il tutto sovrastato da un’antenna retraibile che una volta aperta poteva raggiungere altezze imbarazzanti. L’acquisto, a metà anni 80, mi trasformò in un improbabile incrocio tra un adolescente supercool e un nerd che non aveva altro nella vita. Ovvio che io propendessi per il primo profilo mentre l’universo che mi guardava fosse schierato con la seconda opinione.
Anyway, in quella radiocuffia nacquero tutte le mie passioni . Mi costruii il mio palinsesto personale fatto di radio locali che proponevano musica che non conoscevo e arrivai per la prima volta a fare le ore piccole scoprendo quel capolavoro di trasmissione che era “Rai StereoNotte”: 3-4 conduttori che si alternavano ogni sera tra mezzanotte e le 6 del mattino. Io mi giocavo tutto nella prima fascia, fino alle 2 per poi crollare inesorabilmente.
Una notte uno dei conduttori (propenderei per Massimo Cotto), iniziò a tessere le lodi di un film uscito in quelle settimane e di una colonna sonora che trovava splendida.
Le musiche erano di Ry Cooder e il film era Paris, Texas di Wim Wenders.
Di cinema sapevo poco o nulla.
Fu il “primo amore” , il film che mi fece innamorare del Cinema
Una storia adulta e apparentemente lontana da me, veniva invece percepita come mia. Il senso di smarrimento di Harry Dean “Travis” Stanton , era quello dei miei 15 anni.
Ho ripensato a quelle sensazioni e a quegli anni pochi mesi fa , durante la visione di di quel gioiellino pop che è “Sing Street”. C’e’ quella scena finale dove i 2 protagonisti adolescenti partono per raggiungere Londra in motoscafo, una scena volutamente irreale dove i 2 si trovano a navigare in mezzo ad una tempesta a contatto con un transatlantico. Poi il film, giustamente, finisce e tu non sai se i ragazzi ce la faranno ad arrivare e come vivranno la loro vita. Ma la sensazione è quella di esserti trovato davanti a 2 ragazzi felici che stanno correndo, annusando , sudando, cazzeggiando e cercando qualcosa di nascosto.
Come ormai abitudine per queste pagine, segnalo piccole storie cinematografiche nascoste nell’anno che si è appena concluso. E come da abitudine si tratta di film non distribuiti (o quasi) al Cinema ma già reperibili.
Io li ho simbolicamente trasportati per qualche tempo nella mia radiocuffia International Hp1000 che non ho più.
Ma l’antenna in fondo a qualche cassetto deve esserci ancora

HELL OR HIGH WATER di David Mackanzie – Usa
Visto che siamo partiti da lì, rimaniamo in Texas. La solita rapina, il solito sceriffo che insegue, il solito scenario desertico. Ma certi film non mi stancano mai, soprattutto se lo sceriffo è uno splendido Jeff Bridges e la storia è ricca di un’umanità a tratti travolgente. Tra i film dell’anno a mio avviso, per un pubblico molto trasversale.

EL ABRAZO DE LA SERPIENTE di Ciro Guerra – Colombia
Distribuito a sorpresa in Italia ad agosto e quindi praticamente non visto in sala, L’Abbraccio del Serpente è un film che finisce per avvolgerti come dichiarato dal titolo. Una storia dilatata nel tempo e ambientata in Amazzonia tra sciamani e ricerca di piante sacre. Un film con atmosfere alla “Mission” o “Fitcarraldo” giustamente candidato agli Oscar 2016 come miglior film straniero.

SWISS ARMY MAN di Dan Kwan e Daniel Sheinert – Usa
Mai avrei pensato di essere “toccato” da un film demenziale. Un cadavere che parla, che scorreggia, che ha erezioni può arrivare ad un passo dalla poesia? E’ la scommessa di questo film vincitore di numerosi premi tra cui quello della Regia all’ultimo Sundance. La risposta ad ogni spettatore che vorrà immergersi in una storia assurda e fantasiosa come solo le storie al cinema possono essere. Gli attori protagonisti sono gli ottimi Paul Dano e Daniel Radcliffe

THE ONES BELOW di David Farr – Uk
Amo molto i film dove sembra possa accadere tutto da un momento all’altro, poi invece non accade niente per 2 ore ma alla fine ti accorgi che è successo molto di più di quello che pensavi succedesse all’inizio. Se non siete in attesa di un bambino e non trovate i vostri vicini di casa inquietanti, godetevi uno dei thriller più sottili dell’anno, opera prima dell’autore inglese David Farr.

THE INVITATION di Karyn Kusama – Usa
Atmosfere vagamente similari a quelle di The Ones Below. Qua non ci sono vicini di casa ma una semplice rimpatriata tra amici di vecchia data. Un invito a cena da cui possono scaturire molte cose o forse nulla. Alcuni tra gli invitati decidono di godersi semplicemente la serata, altri sono invece più sospettosi sul motivo e l’opportunità del ritrovo. Film riuscito, da vedere con una piccola luce accesa sul comodino per stare più tranquilli.

FUSI – VIRGIN MOUNTAIN di Dagur Kari – Islanda
Oltre alla musica, negli ultimi anni dall’Islanda arrivano anche ottimi film. Uno dei primi fu proprio l’opera di esordio di Dagur Kari, quel “Noi Albinoi”che venne distribuito a sorpresa anche in Italia ad inizio anni 2000. Regista anche dell’ottimo “The Good Heart” che vi invito a recuperare, Kari si riconferma con una storia di una semplicità disarmante che narra la storia di Fusi, uno dei tanti losers che il cinema sa così bene raccontare e far emergere dalla desolazione

WHERE TO INVADE NEXT di Michael Moore – Usa
Ho perso il passaggio nel quale Michael Moore da autentica icona cinematografica è passato al più totale dimenticatoio , tanto che l’uscita di una sua opera (in Italia a maggio , solo per qualche giorno) viene a malapena segnalata. La verità sta spesso nel mezzo. Where to invade next non è un capolavoro e Michael Moore è sempre molto furbo a portarti in terreni a lui congeniali dove esprimere al meglio le sue opinioni politiche. In ogni modo il film merita ugualmente di essere visto anche solo per l’ironia debordante che da sempre contraddistingue Moore.

CERTAIN WOMEN di Kelly Reichardt – Usa
Prima parlavo di quelle storie dove sembra non succedere nulla e poi alla fine succede tanto. Il cinema di Kelly Reichardt è invece a suo modo coerente: sembra non succedere nulla ed in effetti non succede proprio nulla. Però al termine di ogni sua opera, si rimane stupiti del fatto che ti abbia in qualche modo sedotto, conquistato, reso la vita più bella in quei 90 minuti. Il cuore si sposta di un millimetro, ma si sposta, pulsa. Se vi piace questo tipo di cinema, recuperate assolutamente i suoi precedenti lavori “Wendy & Lucy” e soprattutto “Old Joy” con protagonista un grandioso Will Oldham/Bonnie Prince Billy.

HUNT FOR THE WILDERPEOPLE di Taika Waititi _ Nuova Zelanda
Tra i film più geniali del 2014 annoverai “What we do in the shadow” una sorta di indagine finto documentaristica su un gruppo di vampiri neozelandesi, piena di ironia ed ottime trovate. Il regista di origini maori Taika Waititi si conferma tra gli autori di commedie più originali di questi anni. Hunt for the Wilderpeople è il classico film da serata cazzeggio, una storia di formazione anche qui al limite del demenziale ma che ha grande cuore. Atmosfere , con le dovute proporzioni, vicine a Moonrise Kingdom di Wes Anderson

A MAN CALLED OVE di Hannes Holm – Svezia
Ahh l’amata Svezia ! A man Called Ove è tratto da uno dei libri più venduti negli ultimi anni , secondo solo alla trilogia Millenium di Stieg Larsson. Dalle nostre parti il libro è uscito con il titolo “L’uomo che metteva in ordine il mondo” . Finora non è invece prevista la distribuzione italiana del film ed è un vero peccato perché si tratta di una delle commedie più belle e riuscite dell’anno e Ove è uno di quei personaggi per cui sentire la mancanza la mattina dopo aver visto il film.

EL CLUB di Pablo Larrain – Cile
Non mi metto nemmeno a raccontare di Pablo Larrain, risulterebbero solo parole di banale adulazione. Per lui parlano le sue opere, una più potente dell’altra, tutte da recuperare e tenere nelle proprie cineteche di casa. Peccato solo per “Jackie” in uscita nel 2017 che lo farà conoscere anche al grande pubblico ma che risulta un semplice biopic “ordinario”. Uscito a fine febbraio e rimasto in sala pochi giorni con un box office bassissimo, El Club è forse il film più devastante di Pablo Larrain. Sono cattolico praticante ma da sempre aborro i proseliti, la fede è una questione personale come sono personali i sentimenti e le emozioni che questa opera d’arte può suscitare. Spotlight messo a confronto con El Club è come Stefano Mancinelli paragonato a LeBron James. El Club è il mio smarrimento nel deserto, 30 anni dopo Paris Texas. Film dell’anno a mia modesta opinione.

In ultimo , cerchiamo di rosso questi titoli in uscita in Italia nei primi mesi 2017
Sono certo che li rivedremo in posti molto alti nelle classifiche del prossimo anno.

LA LA LAND – di Damien Chazelle – in uscita il 26 Gennaio 2017
A volte capita di uscire dalla sala e avere la percezione che il Cinema sia una cosa enorme. ENORME! La La Land è appunto un film enorme e Damien Chazelle , dopo Whiplash, si conferma uno dei registi più musicali dei nostri tempi. Film straordinario. Capolavoro fin da ora da battere nel 2017.

MANCHESTER BY THE SEA – di Kenneth Lonergan – in uscita il 16 Febbraio
Non so se qualcuno ricorda quel gioiellino di inizio anni 2000 chiamato “You can count on me” con Mark Ruffalo e Laura Linney. Era il primo film di Kenneth Lonergan che poi si è dato al suo primo mestiere, quello di sceneggiatore (suo anche il Gangs of New York di Scorsese). Lonnergan torna alla regia con questo piccolo capolavoro di cinema indipendente. C’era il rischio di non vederlo in Italia, poi l’aver vinto decine e decine di premi in Festival di tutto il mondo ha fatto cambiare idea anche ai riluttanti distributori italiani. Candidato anche a 5 Golden Globes tra cui i migliori attori agli splendidi Casey Affleck e Michelle Williams. La sera del 16 febbraio tenetevi liberi.

TONI ERDMANN – di Maren Ade- in uscita il 23 Febbraio
Tra i film più originali presentati all’ultimo Festival di Cannes , Toni Erdmann sarebbe tecnicamente il film europeo dell’anno (2016). Ma noi arriviamo sempre lunghi e quindi ce lo godremo solo tra un paio di mesi. Anche in questo caso, colpisce il fatto che un film vicino alla soglia del demenziale, possa invece risultare così ben costruito e a tratti toccante.

MOONLIGHT – di Barry Jenkins – in uscita il 2 Marzo
Dimentichiamo Radici, dimentichiamo 12 anni schiavo, dimentichiamo Birth of a nation. Il regista Barry Jenkins (da recuperare il suo precedente Medicine for Melancholy) ci racconta il presente e non il passato di un afroamericano (gay) negli Stati Uniti, lo fa con uno stile asciutto, poetico, fatto di poche parole. Un film che non sarà per tutti e di cui non era prevista l’uscita italiana. Il notevole successo all’anteprima al Festival di Roma ha giustamente cambiato le carte in tavola. Viva i Festival quindi!

ELLE – di Paul Verhoeven – data da definire
Confesso di essermi avvicinato a Elle con mille pregiudizi. Non ho mai amato il cinema di Verhoeven (Basic Instinct , Robocop, Showgirls e tanti altri) . Ma una delle cose più belle del cinema è ricredersi e stupirsi. Anche Elle non sarà un film per tutti, ci si ritroverà a sorridere sulla violenza quotidiana di cui è piena la nostra vita, sul cinismo. Inutile parlare di Isabelle Huppert, qui alla sua ennesima interpretazione capolavoro. Il film è uscito praticamente in tutto il mondo tranne che in Italia. Dovrebbe uscire nel primo semestre 2016 ma la data è ancora da definire.
Arriviamo lunghi, ma arriviamo…è un po’ il nostro motto.

Massimo Sterpi


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