Mi sveglio, vedo i piatti sporchi dal mio letto perché abito in un monolocale, ma se lo chiamo “open space” non sembra più pidocchioso come quando dico “monolocale”. Devo andare a lavoro.
Ho 27 anni, morirò di overdose quest’anno? Dove trovo il tempo di lasciare un segno? Come divento qualcuno? Come entro nella storia? Come faccio ad arrivare al punto che disegnino graphic novel sulla mia vita o che mi chiamino per un film dove il mio ragazzo è interpretato da Michael Cera? Perché devo usare i social per essere famosa?
Perché devo inventarmi le Instagram stories? Io le odio. Come puoi pubblicare qualcosa di cui poi non si avrà più nessuna memoria sul tuo profilo? Perché si cancellano? E perché se si cancellano le fate lo stesso? Non ce la faccio. Non vi sto più dietro. Sembra che tutti facciano qualcosa! Prima la gente che emergeva era quella di cui si riusciva ad avere notizie in generale, come faccio a realizzare qualcosa a cui qualcuno non ha già pensato?
Vans, Pet Sounds e il mio papà hanno già superato i 50 anni. Oggi attacco alle 11.
Mi piace scrivere in stream of conscioussness, come Joyce dai. Solo un po’ più stream of regazness.
Quello che salva le mie giornate sono le nuove vecchie canzoni, cioè canzoni vecchie che però vieni a conoscere dopo, praticamente. Ecco, quelle e le canne.
Anche in combo, soprattutto in combo.
Fumare erba ti mantiene mentalmente giovane, forse immaturo, sconclusionato e codardo, ma pur sempre giovane se te la sai giocare bene. Bere é ormai fuori discussione, ho una digestione lenta, mi tiene sveglia la notte. Anche se così ho perso una valida valvola di sfogo: non canto più gridando con le mani al cielo, non lancio più oggetti sulla folla, non piango più in pista come una drama queen. Sono così vecchia che le canzoni che si ascoltano i cazzo di giovani d’oggi mi fanno sanguinare le orecchie, sono così vecchia che se domani girassi veramente un film americano sarei l’anziana stronza che buca i palloni dei bambini che finiscono nel suo cortile.
Perciò ascolto i Built to Spill del ‘93. Nel ’93 io avevo 3 anni.
L’altra mattina mentre aspettavo un treno al binario mi é venuta voglia di qualcosa al distributore automatico, ma era solo sete d’acqua, così quando ho visto un Kinder cereali posizionato in modo tale che ne avrebbe tirato giù un altro che forse si sarebbe portato dietro pure i bastoncini di riso soffiato al cioccolato, l’ho lasciato lì dopo averlo fissato un po’.
Avevo un gran mal di pancia, e non potevo prenderli per un’altra volta perché stavo già andando dai miei a fare il pieno di cioccolato con le uova di Pasqua.
Mi sono allontanata e mi sono messa ad osservare da dietro gli occhiali da sole una cicciona che appena arrivata a quella terza vetrina ha messo gli spiccioli nella macchinetta vivendo l’avventura che io avevo scoperto ma che io avevo rifiutato. Ha preso i due Kinder cereali ma il riso soffiato è rimasto su. Sento che questa scena emblematica abbia a che fare con ogni mia giornata, e con qualsiasi cosa io non faccia più per il gusto di farla e basta. Perché so benissimo come andrà a finire.
Vorrei sorprendermi ancora, vorrei entusiasmarmi.
A un mio amico che aveva paura di essere friendzonato da una ho consigliato di stare tranquillo, ché tanto ormai non abbiamo mica più l’età di farci degli amici nuovi.
Stanno insieme da tipo due anni.
Sono diventata come le nuove vecchie canzoni, una nuova vecchia me, con nuovi vecchi amici. Il principio è sempre lo stesso, capito no?
Mick Jagger cantava: “What a drag it is getting old”.
Quando sono in giro ho sempre bisogno delle tasche, le braccia mi pesano e non so mai dove metterle. Sono le prime cose che mi risultano superflue quando non so cosa dire. Sento che stanno a penzoloni.
Le conversazioni di cortesia, in particolar modo con sconosciuti e in lingue che non sono la mia, non le reggo più.
Mi vergogno continuamente, per ogni cosa.
Ma parlare a gente più stupida di te serve molto. Lo dimentico sempre.
Io non parlo più molto però. Le femmine mi danno fastidio e con i ragazzi é come se per me nel tempo fossero stati solo dei vaccini, iniettati per resistergli.
Non ho più particolare attrattiva per il genere maschile. Suppongo sia perché sono già innamorata, ma in ogni caso quelli che mi fanno un po’ brillare l’occhio sono solo molto belli, da guardare, come vedere un attore figo alla tv. Cosa potrebbe attirarmi ad uscire di casa ora che bere e rimorchiare non mi attira più?
Mi ricordo quando la mia vita era “Pelli”, “Skins”, la serie tv.
Si lo so che non era inteso così, credo che stesse per “cartine”, ma a me e ai miei amici era una gag che piaceva, erano 10 anni fa, come i Foals in Skins.
Se mai dovessi liberarmi della mia identità un giorno, vorrei chiamarmi Charlie Brown, anche se lo dubito, non esco molto spesso dalla mia comfort zone. Perché rischiare?
Solitamente reagisco solo se tocco il fondo, perché devo risalire su per forza, ma se non sono laggiù sono troppo pigra per volere di più.
Come quella volta che volevo fuggire e ricominciare oltreoceano senza dire niente a nessuno, poi mi sono resa conto di stare già cominciando a fantasticare sull’epico ritorno in patria risuscitando dal mondo dei morti e ho realizzato di essere già dove volevo tornare. Ho comprato un biglietto aereo, ho mantenuto il silenzio a riguardo per sei mesi e dopo mi é passata la voglia. Mi sono fatta una vacanza in personal di un mese, a Los Angeles, poi la stagione estiva lavorando in Riviera e infine ho chiesto la disoccupazione.
Nel quinto cerchio dell’Inferno gli accidiosi hanno chiamato una piazza con il mio nome.
Stefania Capodaglio
What a drag it is getting old (Fiver #15.2018)

Una replica a “What a drag it is getting old (Fiver #15.2018)”
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ho 27 anni e sai, mai nessuno mi aveva detto cosa fosse l’accidia (o probabilmente non stavo ascoltando) ed ovviamente non avevo mai pigliato il vocabolario in mano per scoprirlo né tanto meno la tastiera per scriverlo su google, ché neanche il tempo di aprire una nuova scheda e sto già pensando a Mustafa che, sì, mi deve portare l’erba. D’altro canto non avevo mai neanche lasciato tracce in questo meraviglioso spazio…sarà che tutto d’un tratto m’è venuta voglia di rimorchiare! (sniffinglucose non è solo una pagina internet, se gli altri ragazzoni che scrivono avessero avuto la figa probabilmente ci avrei già provato).
Ciao Anna!
no non ho sbagliato, Anna è la mia ragazza e da qualche settimana legge anche lei queste pagine……..
Ciao Stefania, grande! 🙂